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PO, Lungo il fiume paesaggi di sapori

immagini della mostra di Correggio, Palazzo dei Principi

 

 

Come già la letteratura e il cinema ci hanno mostrato con esempi straordinari, il Po è un mondo magico, intorno ai cui inconfondibili paesaggi si sono costruite nei secoli comunità, storie, identità profonde di gente orgogliosamente legata alle sue radici. E tuttora, nel mondo globalizzato, un nuovo capitolo si è aperto, in dialogo prezioso con quel passato. Quelle suggestioni, quelle emozioni, con i volti e i mestieri, ma anche i ricordi e le tradizioni legate al Grande Fiume, sono al centro di un articolato progetto di ricerca fotografica pluriennale del colornese Gigi Montali, fondatore dell’Associazione Color’s Light di Colorno e protagonista da anni di iniziative editoriali e apprezzate mostre sul tema. Dai paesaggi del Grande Fiume fino all’operazione di ricerca, ora avviata, sui musei della Bassa, capisaldi della memoria legata alla storia del Po, scrigni di cultura e di radici antiche, Montali è passato anche attraverso l’analisi puntuale del microcosmo di una frazione del Parmense, Mezzano Rondani, a metà tra i comuni di Colorno e di Mezzani, convinto com’è che nel mondo piccolo di guareschiana memoria stiano scritte storie universali riguardo alla gente e ai paesaggi del Grande Fiume. <Per Gigi Montali – scriveva Silvano Bicocchi, Direttore del Dipartimento Cultura Fiaf, introducendo un volume del fotografo colornese - intraprendere la realizzazione di questo progetto fotografico - Lungo il fiume Po. I paesaggi dei sapori - è stata la naturale espressione del suo immaginario creativo che nasce dal proprio quotidiano. La sua casa, non per nascita ma per scelta, è a 50 metri dall’argine maestro del Po, nel tratto del Comune di Colorno, e ogni giorno, per uscire e tornare a casa, percorre la strada posta sull’argine. Lo fa quindi ad ogni ora diurna e notturna e magicamente il suo immaginario viene alimentato dalle suggestioni che il maestoso paesaggio golenale del grande fiume riesce a comporre nelle diverse ore della giornata e nell’alternarsi delle stagioni>. Insomma, come spiega bene ancora Bicocchi, <il Po è penetrato nell’inconscio di Gigi Montali con la forza seducente dei messaggi metaforici che solo il paesaggio naturale possiede inducendo sentimenti di speranza e di paura che aprono la coscienza sull’eterno nei due sconfinati versanti storici: il passato e il futuro>. Se nel primo volume, <Lungo il Fiume>, Montali aveva indagato il Grande Fiume in tutto il suo percorso, nella seconda opera su Mezzano Rondani aveva focalizzato l’attenzione su una piccola frazione. Un volume, come egli stesso aveva precisato, reso possibile dalla disponibilità generosa delle persone del paese, che gli avevano aperto le loro porte e il loro sorriso. E così, dalla signora Maria, già capostazione di Mezzano Rondani, fino ai nuovi agricoltori di origine indiana, dai cacciatori di anatre ai pescatori, dai viticoltori fino al sacerdote, dalle casalinghe fino al casaro e al sarto, Gigi Montali ha raccontato per immagini un mondo magico, sospeso tra passato e presente, tra storia e suggestioni. Senza dimenticare oggetti e cibi, paesaggi e animali di un mondo ancora tutto da esplorare. Per quel progetto Montali era stato selezionato per esporre al Centro italiano della Fotografia d'autore (Cifa) di Bibbiena nel 2015. <Mezzano Rondani e la sua gente> era diventato così un simbolo della nostra cultura. <Ora – spiega Gigi, fotografo di viaggio, che sta per dare alle stampe un libro sul Mississippi (Tracce di Blues) – sto lavorando sui Musei storici del Po, a partire dal Museo della Civiltà Contadina di Zibello. Vorrei poi concentrarmi anche sul Museo Cantoni di Coltaro, sull’Aranciaia di Colorno>, dove sono state utilizzate sue fotografie per l’allestimento del Mupac. <Senza dimenticare – prosegue Montali - le tante perle che sono custodite in vari paesi della Bassa parmense: penso che andare alla ricerca della memoria storica ci aiuti ad affrontare meglio il presente ed il nostro futuro>. Insomma, l’obiettivo è spingersi ancora più in profondità nella ricerca delle radici culturali delle nostre terre.

Ma qual è la ricetta di Montali, per interpretare le magie del Grande Fiume?

<Un conto – spiega ancora Bicocchi - è parlare del Po guardandolo da lontano e un altro conto è narrarlo come abitante di questo particolare habitat. Gigi Montali non va al Po, lui con la fotografia è dal Po che viene verso di noi mostrando segni che sono maturati in lui col viverci a contatto>. Insomma, un uomo del Po, che racconta il suo mondo e le sue radici, amandole profondamente. Perché in quelle radici sta scritta una parte importante della sua vita e della sua memoria familiare.

Christian Stocchi